Ceramiche fatte a mano con anima e imperfezione

L’Avventurina nasce dal desiderio di trasformare la materia in racconto. Ogni oggetto che creo è una traccia, un frammento di tempo, un incontro tra mano, fuoco e attesa.
Non sono cresciuta con l’argilla tra le dita, ma ci sono arrivata come si arriva alle cose importanti: per intuizione, per necessità.
Con il tempo, la ceramica è diventata il mio modo di ascoltare il mondo — e rispondergli.
Il gesto non crea: ricompone.
Lavorare l’argilla è per me un rito, non è solo decorazione: è esplorazione, trasformazione. Nel forno la materia si piega, si scioglie, cambia natura. Ogni pezzo nasce da un equilibrio fragile, fatto di tempo, calore e ascolto.
Il fuoco è il mio alleato più crudele. Ogni creazione è un’incognita, una piccola profezia in forma d’oggetto. È questo mistero che amo: l’imprevedibilità, l’imperfezione, l’unicità. L'imperfezione è il mio codice sacro. Le linee irregolari, le colature, le crepe sottili del craquelè, sono testimonianze vive della lavorazione manuale, e un gesto di resistenza contro l'uniformità sterile del perfetto. Perchè ciò che è perfetto non vibra, non ci commuove. Non resta. 
Ogni oggetto che creo è un talismano domestico, carico di intenzione che porta con se una storia: intuizioni, errori, intuizioni nate dagli errori. Racconta la trasformazione, la fragilità che ci tiene uniti.  L’Avventurina non è solo un nome. È un richiamo alla luce e al caso. Come la pietra semipreziosa da cui prende il nome, le mie ceramiche nascono da un incontro tra controllo e sorpresa, tra tecnica e intuizione. 
Non creo per piacere.
Creo per raccontare.
Per invitare chi guarda a rallentare. 
A sentire.
A riconoscersi.